La Banca d’Italia ha pubblicato una nota informativa sulla valutazione della qualità del credito, che include una guida per la selezione delle informazioni statistiche più appropriate per le diverse finalità di analisi degli utenti.
In particolare, la nota si concentra sulle principali classi di credito deteriorato, fornendo informazioni sulle fonti e sui dati utili per analizzare la rischiosità della clientela e dei finanziamenti nel portafoglio degli intermediari.
A partire dal 2014, la normativa europea ha introdotto una definizione armonizzata di crediti deteriorati, che consente di confrontare le statistiche italiane con quelle di altri paesi dell’Unione Europea. La Banca d’Italia fornisce ulteriori dettagli rispetto alle definizioni europee, distinguendo tra diverse classi di crediti deteriorati.
La Banca d’Italia fornisce, a volte, nelle statistiche italiane un maggiore dettaglio rispetto alle definizioni armonizzate europee; in particolare nelle statistiche italiane i crediti deteriorati (NPL) sono ripartiti nelle tre classi:
1. sofferenze: sono esposizioni verso soggetti in stato di insolvenza (anche non accertato giudizialmente) o situazioni equiparabili;
2. inadempienze probabili: sono esposizioni (diverse da quelle classificate tra le sofferenze) per le quali la banca valuta improbabile che il debitore adempia integralmente alle sue obbligazioni
3. esposizioni scadute o sconfinanti deteriorate: sono esposizioni (diverse da quelle classificate tra le sofferenze o le inadempienze probabili) scadute o eccedenti i limiti di affidamento da oltre 90 giorni.
È importante notare che la categoria di inadempienza probabile adottata a livello italiano è differente da quella considerata in ambito armonizzato (unlikely to pay). La prima classifica le esposizioni in funzione della loro rischiosità e comprende sia esposizioni già scadute sia quelle che ancora non lo sono; la seconda invece esclude le esposizioni scadute da oltre 90 giorni (che rientrano nella categoria armonizzata delle cosiddette past-due exposures).
È importante distinguere tra le finalità statistiche e quelle di analisi della stabilità degli intermediari finanziari quando si considera la rischiosità della clientela bancaria. Per le prime, si preferisce fare riferimento ai dati sulle consistenze al valore lordo, poiché non tengono conto degli accantonamenti per coprire le perdite attese, mentre per le seconde, gli accantonamenti per perdite attese sono di maggiore interesse.
Il paragrafo 5 sottolinea le differenze tra le fonti disponibili, evidenziando come la Banca d’Italia metta a disposizione sul proprio sito internet diverse informazioni sulla qualità del credito per varie tipologie di intermediari, come banche, gruppi bancari e società finanziarie. Tali informazioni sono distinte in base al grado di deterioramento del credito, alla presenza di garanzie sottostanti, alle caratteristiche dei debitori e alla finalità del prestito.
Tuttavia, è importante notare che queste informazioni sono diffuse con differenti frequenze e ritardi rispetto alla data di riferimento del fenomeno rilevato. Pertanto, gli utenti devono prestare attenzione alla data di riferimento delle informazioni quando le utilizzano per le loro analisi.
A conclusione della nota viene evidenziato come sia opportuno, quando si analizza la qualità del credito, è importante considerare l’intero volume dei crediti deteriorati, poiché le posizioni creditizie possono “migrare” da una classe all’altra, senza alcun impatto sul complesso dei crediti deteriorati.
Link alla nota
https://www.bancaditalia.it/media/notizia/la-qualit-del-credito-guida-ai-dati-pubblicati-dalla-banca-d-italia/?dotcache=refresh
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