Presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, è stata presentata la ricerca realizzata dall’Eurispes dal titolo: “Il fenomeno degli NPL tra crisi pandemica e diritto dell’emergenza: analisi economica e giuridica”
Negli ultimi cinque anni gli NPL hanno mostrato un netto calo per tutte le tipologie di default; tale calo è diventato particolarmente pronunciato a partire dal 2017. L’ammontare delle sofferenze si è ridotto di circa sette volte dal picco del 2015, passando da 200 miliardi di euro a 27 miliardi. Le sofferenze hanno rappresentato mediamente circa il 55% del totale degli NPL, ma la loro share sul totale dei prestiti deteriorati è costantemente diminuita negli ultimi anni, scendendo sotto il 50% dal 2020.
A partire dal 2020 gli UTP rappresentano la maggioranza relativa degli NPL, con una percentuale sul totale che è passata dal 40% del 2014 al 53% nel 2022. Un discorso simile è applicabile ai finanziamenti scaduti e/o sconfinanti il cui ammontare è diminuito di oltre cinque volte dal picco del 2012, mentre la loro quota percentuale sul totale ha mostrato un lieve rialzo nel periodo pandemico. Le consistenze totali degli NPL lordi sono passate da 341 miliardi di euro nel 2015 (anno del picco) a meno di 70 miliardi nel 2022.
È possibile analizzare gli effetti dello shock pandemico sul settore bancario italiano in termini di NPL, andando a guardare come è cambiato lo stock e la composizione degli NPL nel mercato italiano. Riguardo le moratorie, a giugno 2021 il supporto alla liquidità implementato dal governo ammonta a 136 miliardi di euro; le due maggiori banche italiane, Unicredit e Intesa Sanpaolo, hanno nel 2021 un valore totale di moratorie pari a oltre 31 miliardi di euro, circa il 45% del totale delle moratorie attive per le dieci maggiori banche (circa 67 miliardi di euro).
Nel 2020 i prestiti totali coperti da garanzia statale previsti dal “Decreto Liquidità” ammontano a 124 miliardi di euro, dei quali 76,2 miliardi garantiti alle dieci maggiori banche italiane. Unicredit e Intesa Sanpaolo hanno avuto accesso a 52,3 miliardi di euro, mentre Banco Popolare di Milano ha potuto beneficiare di quasi 15 miliardi di euro. La maggior parte dei gruppi bancari ha riportato nel 2022 una forte diminuzione degli NPL, anche per effetto delle misure implementate dal governo a partire dal 2021, ovvero l’estensione della moratoria e dei prestiti garantiti dallo Stato.
Le banche che hanno accumulato maggiori NPL (Unicredit, Intesa Sanpaolo, BPM) sono anche quelle che hanno maggiormente beneficiato delle misure di moratoria e prestiti garantiti dallo Stato. La diminuzione di NPL nel 2022 è da ascrivere prettamente al calo delle posizioni in sofferenza, sia a causa di più efficaci strategie di recupero da parte delle banche sia per effetto del ruolo giocato dai servicer. Per quanto riguarda il tasso di copertura degli NPL – ovvero la capacità delle banche di assorbire le perdite future – le banche ad avere adottato la strategia più prudente sono CCB e Iccrea, mentre per tutte le altre banche (eccetto UBI) il tasso di copertura ha valori intorno al 50%.
L’Italia è il Paese con l’NPL ratio più elevato (in media 11,3%) anche se il suo trend è decrescente. Per tutti i paesi considerati si osserva un trend decrescente e un NPL ratio nel 2020 sensibilmente più basso del suo valore medio nel periodo 2014-2020. Germania e Francia sono i paesi con un livello di NPL in rapporto al totale dei prestiti più contenuto e sempre al di sotto della media Ue. La riduzione dell’NPL ratio è da imputare principalmente ad un declino del volume degli NPL come risultato delle efficaci procedure di recupero e chiusura intraprese dalle banche, ma anche di un rafforzamento dei modelli di concessione e di monitoraggio delle banche italiane e di un migliore quadro macroeconomico.
L’Italia è il Paese in cui tale rapporto è calato di più passando dal 17% del 2014 al 4,1% nel 2020. Il forbearance ratio è in declino in tutti i paesi, eccetto l’Italia dove il ratio è aumentato dal 2014 al 2016 per poi iniziare a diminuire ed attestarsi nel 2019 al 3,6%, un valore inferiore alla media del 4,6% osservata nel periodo 2014-2019. Riassumendo, gli NPL mostrano un trend decrescente in tutte le maggiori economie europee. Alla base di questo miglioramento c’è stata una maggiore capacità delle banche nelle procedure di gestione e cessione degli NPL e lo sviluppo di società specializzate nelle procedure di recupero delle posizioni in sofferenza.
Anche il ciclo economico positivo degli ultimi anni ha giocato un ruolo rilevante facendo risultare più profittevoli le opportunità di investimento delle imprese e favorendo quindi le condizioni per un più facile rimborso dei prestiti. Infine, i cambi di regolamentazione imposti delle autorità di vigilanza e dall’European Banking Authority sono andati nella direzione di rendere i requisiti di capitalizzazione più severi rendendo le banche più solide e meno inclini ad erogare prestiti a soggetti estremamente rischiosi.
Link alla Ricerca:
https://eurispes.eu/news/risultati-del-rapporto-l-fenomeno-degli-npl-tra-crisi-pandemica-e-diritto-dellemergenza-analisi-economica-e-giuridica/
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