Bankit sulla sicurezza dei Servicer
Richiamo sui profili di rischio e raccomandazioni sui presìdi da implementare
La Banca d’Italia ha inviato ai servicers bancari e finanziari una comunicazione nella quale sono stati richiamati i profili di attenzione che connotano il comparto del mercato delle cartolarizzazioni sui crediti e sono state formulate raccomandazioni sui presìdi da adottare nell’attività di servicing. È stata inoltre avviata una raccolta di informazioni sulle operazioni di cartolarizzazione gestite.
La crescita dei crediti deteriorati nei bilanci bancari e le iniziative di derisking dell’attivo avviate dagli intermediari, anche su impulso della Vigilanza, hanno accresciuto negli ultimi anni le opportunità di business per le imprese operanti nel mercato della gestione e del recupero di crediti non performing.
Ne è conseguito un aumento del numero e dell’ammontare complessivo delle operazioni di cartolarizzazione; queste ultime hanno avuto ad oggetto anche attivi diversi da quelli bancari (crediti commerciali, sanitari, ecc.), concorrendo allo sviluppo di un mercato diversificato che coinvolge molteplici attori sottoposti a diversi regimi regolamentari (gli originators, gli investitori e gli operatori a vario titoli coinvolti nell’attività di recupero).
In tale contesto, la Banca d’Italia ha intensificato l’azione nei confronti dei soggetti vigilati attivi nell’attività di servicing in operazioni di cartolarizzazione dei crediti (cd. servicers), con l’obiettivo di acquisire una visione complessiva e comparata degli operatori, di valutarne l’operatività e l’adeguatezza degli assetti organizzativi, di analizzare il quadro regolamentare vigente.
Dal punto di vista organizzativo, gli assetti dei servicers vigilati sono risultati non sempre adeguati all’accresciuta complessità operativa, con conseguente esposizione degli intermediari a rischi di natura operativa e reputazionale. Sono state spesso riscontrate carenze nei sistemi di controllo e nel presidio dei rischi operativi, oltre che debolezze nella gestione dei rapporti con gli special servicers, sia in sede di valutazione iniziale dei soggetti incaricati, sia nel monitoraggio nel continuo delle relative performance di recupero. Quest’ultima attività è talvolta risultata, specie negli intermediari di minori dimensioni, priva di approfondimenti su entità e rilevanza degli scostamenti rispetto ai business plan e, pertanto, di spunti critici rappresentabili agli organi di governo nell’ambito delle informative periodiche sull’andamento delle operazioni gestite.
L’autorità di vigilanza ha sottolineato come la necessità che i servicers si adoperino fin da subito per assicurare assetti organizzativi e di controllo coerenti con il ruolo assegnatogli dal legislatore, promuovendo un modello di attività che garantisca una partecipazione consapevole e continua a tutte le dinamiche afferenti la gestione dei crediti cartolarizzati, ad esempio attivandosi prontamente nei confronti degli special servicers in presenza di situazioni di anomalia e di andamenti negativi nei flussi di recupero rispetto alle previsioni dei business plan.
Gli Organi aziendali del servicer dovranno farsi promotori attivi di una rinnovata e rafforzata percezione del ruolo e delle responsabilità dell’azienda, assicurando un adeguato grado di enforcement a tutti i livelli dell’organizzazione coinvolti nel monitoraggio delle operazioni di cartolarizzazioni gestite e nel presidio dei rischi sottesi.
L'economia globale continua a beneficiare degli effetti della campagna di vaccinazione e delle politiche espansive delle autorità monetarie e fiscali. Segnali di rallentamento sono tuttavia emersi negli ultimi mesi a seguito di rigidità dell'offerta che, insieme all'incremento del prezzo delle materie prime e dei prodotti energetici, stanno determinando anche pressioni sui prezzi più persistenti del previsto. In Italia i rischi per la stabilità finanziaria sono moderati; persistono vulnerabilità di medio termine collegate soprattutto con la possibilità che la crescita economica, attualmente solida, perda di intensità.
Gli interventi del Governo a sostegno di famiglie e imprese e la ripresa economica hanno contribuito ad attenuare gli effetti della pandemia sulla qualità degli attivi bancari; il tasso di deterioramento dei prestiti è stabile su livelli storicamente contenuti e le dismissioni di crediti deteriorati proseguono. Sono tuttavia aumentati i prestiti in bonis oggetto di misure di concessione (forborne exposures), soprattutto tra i prenditori che hanno beneficiato di moratorie. È importante che le banche prestino particolare attenzione alla valutazione della capacità di rimborso dei debitori e alle conseguenti decisioni di accantonamento.
I crediti classificati nello stadio 2 previsto dal principio IFRS 9, per i quali gli intermediari rilevano un significativo aumento del rischio di credito, hanno continuato a crescere, sebbene a ritmi molto inferiori a quelli del 2020. La quota di questi prestiti sul totale dei crediti in bonis e il relativo tasso di copertura sono rimasti stabili. Ai finanziamenti con moratorie ancora in essere, il cui tasso di copertura è salito in modo consistente, è riconducibile la crescita della quota di impieghi oggetto di misure di concessione (forborne exposures) ma ancora in bonis. A fronte del permanere di una situazione di incertezza sulle prospettive dell’economia, il rischio di un peggioramento della qualità del credito rimane alto e richiede elevata attenzione da parte delle banche nella valutazione della capacità di rimborso dei prestiti e nelle conseguenti decisioni di accantonamento.
Nel primo semestre dell’anno l’incidenza dei crediti deteriorati netti sul totale dei finanziamenti è diminuita di 20 punti base, al 2 per cento (fig. 2.11.a); il divario tra i gruppi significativi italiani e il complesso degli intermediari soggetti alla supervisione diretta della Banca centrale europea è rimasto stabile, a 0,5 punti percentuali (fig. 2.11.b). A giugno il tasso di copertura dei crediti deteriorati era pari al 52 per cento, in aumento di 80 punti base rispetto a dicembre dello scorso anno.
La differenza del tasso di copertura tra le banche meno significative e quelle significative ‒ seppure in diminuzione (di 1,7 punti percentuali) ‒ rimane elevata, a 13,7 punti percentuali: il divario è in gran parte spiegato dalla presenza, tra le banche meno significative, di operatori specializzati nella gestione dei crediti deteriorati, che acquistano queste posizioni e le iscrivono in bilancio al netto delle svalutazioni (cfr. nella Documentazione statistica la tav. A.2). Escludendo tali operatori il tasso di copertura delle banche meno significative sarebbe pari al 49,3 per cento e la differenza con le banche significative scenderebbe a 4,2 punti percentuali.
Nella prima metà dell’anno, l’incidenza dei crediti in bonis al settore privato non finanziario classificati nello stadio 2 previsto dal principio contabile IFRS 9 è rimasta pressoché costante, dopo il consistente incremento del 2020. La quota è leggermente salita per le banche meno significative, recuperando in parte il divario con quelle significative, per le quali si è invece registrata una contenuta riduzione (tav. 2.2). I tassi di copertura risultano pressoché stabili nel tempo e tra gruppi di banche.
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